Psicosintesi in Europa

Una conversazione con Eva Sanner*

*Membro del direttivo e responsabile dei programmi di EPA – European Psychosynthesis Association

di Raffaella DiSavoia

Eva benvenuta, per iniziare ti chiedo di raccontarci chi sei, e come sei arrivata alla psicosintesi.

Ho iniziato la mia formazione nel 1994 presso l’accademia di psicosintesi di Stoccolma in Svezia. Prima lavoravo come giornalista. Ho iniziato quando ero molto giovane a praticare yoga e meditazione, ho studiato anche storia delle religioni all’università, ero affascinata dalle religioni orientali e per un certo periodo ho percorso il sentiero mistico, sono stata in India in un ashram.

Se da un lato ho la subpersonalità Mistica dall’altro ho anche quella Pragmatica, e a un certo punto sono sono diventata molto concreta, mi sono focalizzata sul lavoro, mi sono sposata, ho avuto 2 figli, e ancora non avevo incontrato la psicosintesi.
Il matrimonio non ha funzionato e sono andata in terapia, un approccio psicodinamico che mi ha aiutato molto, ma mi mancava la dimensione spirituale. Così ogni settimana prima di andare in seduta entravo in chiesa, seguivo la messa e facevo la comunione. Mi mancava davvero l’aspetto spirituale, che per la mia terapeuta non esisteva. Lei l’ha scoperto, ne abbiamo parlato, e io ho capito che stavo cercando altro. A quel punto grazie a un amico ho scoperto la psicosintesi e ho fatto il corso introduttivo, che mi ha cambiato la vita. Lì ho capito che spiritualità e psicologia potevano stare insieme in una sintesi. Avevo anche studiato un po’ Jung, lo trovavo molto interessante ma un po’ troppo mentale, io volevo il processo.

Ecco come sono arrivata alla psicosintesi, attirata dal fatto che fosse una spiritualità non confessionale, in cui la vita è guidata dallo Spirito, cosa che io sentivo da tempo.

Mi sono formata come terapeuta, poi ho iniziato ad avere i miei pazienti. Per un lungo periodo ho fatto la terapeuta in parallelo al lavoro di giornalista, e ho scritto qualche libro sulla crescita personale e sulle relazioni, in un certo senso le due professioni si nutrivano reciprocamente, è stato interessante anche scriverne. Ho scritto tanto anche di relazioni, lavoro molto con le coppie. Alcuni anni fa ho fatto un’altra formazione in eco-psicologia che mi ispirato molto, infatti ho scritto anche un libro sul nostro rapporto con la natura.

Sarebbe interessante leggerli, in particolare quello sull’ecopsicologia, che sta sta crescendo anche in Italia. Sono tradotti?

No, sono in svedese, uno è tradotto in olandese, un altro sulla sessualità è tradotto in finlandese. Sto lavorando per tradurre in inglese i più recenti. Comunque queste sono le mie basi, ecco come sono atterrata nella psicosintesi.

E adesso sei nel direttivo di EPA, vuoi raccontare come è nata l’European Psychosynthesis Association?

All’inizio del 2021, il direttivo di EFPP (European Federation of Psychosynthesis Psychotherapy – Federazione che raccoglie le scuole europee di formazione in psicoterapia psicosintetica, ndr) ha colto che forse c’era l’interesse per un’associazione che coinvolgesse le persone. EFPP è un’organizzazione per scuole e istituti.

Parecchio tempo fa sono stata parte del loro direttivo, li conosco, e naturalmente fanno qualcosa di molto importante, ma è nata l’idea di fare qualcosa di nuovo e più ampio, e sono stati proposti dei laboratori online aperti agli psicosintetisti europei, per raccogliere idee e i suggerimenti. Lì qualcosa è scattato. Quando EPA si stava formando, ho fatto domanda per entrare nel direttivo ed eccomi qui. E l’ho fatto perché ho avuto esperienze come membro di altri consigli direttivi, quindi ho pensato che potevo essere utile, potevo mettermi al servizio.

L’esigenza di fondo era di creare una comunità: le persone volevano incontrarsi, ecco cosa è emerso in quei laboratori. Creare connessioni, creare una rete, incontrare persone di altre nazioni che lavorano con la psicosintesi, questa è stata la mission di EPA: connessione. L’obiettivo di EPA quindi non è fornire formazione: per esempio, proponiamo dei laboratori, ma più come approfondimenti, e per conoscere altri formatori. Anche questa è stata una delle nostre missioni, invitare formatori esperti, e anche registrare gli incontri e metterli a disposizione dei soci, perché sappiamo che nessuno è eterno.

Le persone che hanno conosciuto Assagioli sono anziane ormai…

Sì, anche di questo abbiamo parlato quando abbiamo deciso le attività di EPA, quindi per esempio abbiamo ospitato Andrea Bocconi, Piero Ferrucci, Kristina Brode, Anne Yeomans, persone che hanno una storia nella psicosintesi. Naturalmente poco alla volta gli allievi più anziani ci lasceranno e allora dovremo fare da soli. Questo è stato il nucleo del progetto, mettersi al servizio della creazione di una rete di psicosintetisti, senza interferire con le scuole di formazione. Quando abbiamo iniziato sono emerse tante idee, ma noi non vogliamo metterci in competizione con le scuole, e credo davvero che adesso abbiamo trovato il nostro spazio, la nostra nicchia, noi facciamo qualcosa d’altro, e naturalmente sosteniamo le scuole contribuendo alla diffusione della psicosintesi.

Poi è arrivata la guerra in Ucraina, e ci siamo chiesti “cosa possiamo fare”? Abbiamo pensato di proporre delle meditazioni per la pace, all’inizio erano settimanali, ma la guerra è continuata, e abbiamo capito che non saremmo riusciti a proporle ogni settimana. Continuiamo a offrirle l’ultima domenica del mese, sono aperte a tutti, non è necessario essere soci di EPA, mentre tutte le altre attività sono solo per i soci. E sempre più spesso invitiamo alcuni dei membri a condurle, e ricordo che anche tu nei hai condotta una.

Sì, è stata una bellissima esperienza. Quindi siete soddisfatti fino qui di come EPA sta andando? E cosa pensate potrebbe essere migliorato?

Ci piacerebbe molto avere più soci italiani o francesi. Quando abbiamo ospitato Petra Guggisberg avevamo un’interprete, e hanno partecipato molti italiani…ma non è così facile. Chiaramente c’è la barriera della lingua. D’altra parte non dobbiamo diventare la più grande associazione del mondo, non è un fine in se stesso il diventare sempre più grandi. Naturalmente mi dispiacerebbe se ci fossero persone che vogliono partecipare ma esitano a causa della lingua.

Sì, fra gli psicosintetisti italiani questo è un ostacolo, ce ne sono sicuramente, dispiace anche a me vedere che non ci sono tanti italiani.

Infatti ci stiamo chiedendo come poterci organizzare per farlo funzionare meglio, abbiamo appena provato i sottotitoli in inglese che rendono più facile seguire la conversazione, sono curiosa di vedere come risponderanno i soci.

A parte questo sono molto contenta di EPA, abbiamo iniziato durante la pandemia quando tutti improvvisamente erano su Zoom, e se non fosse stato così credo non avremmo avuto tanto successo.

In un certo senso questo è un regalo della pandemia.

Sì, perché le persone si sono abituate a stare online, e anche noi abbiamo imparato un sacco di cose tecniche che non potevamo nemmeno immaginare. È stato davvero un viaggio, ma credo che abbiamo davvero creato qualcosa di importante per la comunità, e mi sorprendo ogni volta di come le persone possano sentirsi così vicine senza essersi mai incontrate.

Sappiamo che la coscienza è al di là del tempo e dello spazio quindi possiamo essere molto lontani ma allo stesso tempo profondamente in connessione.

Sì, è sorprendente. Per esempio, abbiamo questi brevi incontri al lunedì mattino, il “coffee moment”. L’idea è di Karen Rawden, e adesso è diventato un vero appuntamento, se non riesco a partecipare mi manca, è un modo bellissimo per salutarsi, e collegarsi, ognuno condivide cose anche personali, quello che viene detto resta nel gruppo ed è anche un modo per incontrarsi fra colleghi, perché la nostra è una professione solitaria a volte.

Io sono terapeuta e scrittrice, e questi sono lavori molto solitari, quindi mi rende felice la possibilità di prendere un caffè con dei colleghi da altre parti d’Europa.

Credi che questi incontri possano essere utili anche per chi non è counselor o terapeuta? Ci sono molte persone che conoscono e praticano la psicosintesi ma non la esercitano come professione.

EPA è per tutti coloro che hanno almeno un anno di formazione in psicosintesi, in modo da avere un linguaggio comune e una conoscenza di base dei concetti fondamentali. Il momento del caffè è un momento di connessione fra esseri umani che in qualche modo utilizzano la psicosintesi nella loro vita. Se sei terapeuta, counselor o coach probabilmente troverai più interessanti altre cose, ad esempio il workshop su come lavorare sul trauma o le interviste con altri professionisti. Cerchiamo di avere un programma vario, che sia d’interesse per tutti, non solo i professionisti.

Vorrei anche chiederti qualche informazione sulle altre associazioni di psicosintesi in Europa.

Credo che, a livello europeo, EFPP ed EPA siano oggi le due principali associazioni di psicosintesi.

Poi c’è l’European Association for Psychotherapy (EAP – Associazione Europea di Psicoterapia), alcune scuole di psicoterapia psicosintetica ne fanno parte, ma non è specifica per la psicosintesi.

Poi naturalmente ci sono le varie associazioni nazionali, per esempio in Svezia abbiamo due diverse associazioni perché abbiamo avuto varie scuole di formazione in psicosintesi.

È la stessa cosa in vari altri paesi, ci sono molte diverse scuole e istituti, e non sempre c’è collaborazione.

Sì, ed è interessante perché sembra che in ogni paese ci sia una divisione, e questo naturalmente riguarda tutto, non solo la psicosintesi, ma anche la gestalt, la psicodinamica, è sempre così. Sembra che ovunque ci sono esseri umani ci sia la possibilità di una divisione, e forse è anche un segno dei nostri tempi.

Le “leggi” che governano l’uomo sono le stesse, quindi tutto risponde alla scissione.

È vero, ma ora in Europa c’è EPA che si rivolge ai singoli, ed EFPP che si rivolge alle scuole di psicoterapia, e sono organizzazioni sorelle, indipendenti, e chissà cosa porterà il futuro.

Comunque sono molto contenta di quello che abbiamo creato, è stato tantissimo lavoro, ma finalmente la struttura è definita, e il gruppo operativo è un po’ più grande, siamo in 7 nel direttivo adesso.

Interessante quello che stavi dicendo, nei diversi paesi ci sono molte scissioni anche nel mondo della psicosintesi, fra diverse scuole e istituti. Mi sembra che EPA in un certo senso sia un modo per cercare una sintesi dei diversi mondi della psicosintesi che a volte sono in conflitto, perché si pone a un livello più alto.

È così, ad esempio in EPA ci sono membri delle 2 diverse associazioni svedesi, noi offriamo un luogo d’incontro, e questo ha un effetto a catena.

In un certo senso EPA è l’Osservatore, l’Io, perché è al di sopra dei conflitti.

È vero, non ci avevo riflettuto prima, forse in alcune occasioni possiamo agire in questo senso, visto che siamo neutrali, e tutti sono i benvenuti, a noi non importa dove e con chi ti sei formato, se hai almeno la formazione di base richiesta.

Anche io ho incontrato durante i meeting con EPA psicosintetisti italiani formati in altre scuole, ed è stato molto interessante.

Credo che si possano fare tante cose stimolanti quando c’incontriamo, nascono idee, abbiamo questi fantastici strumenti tecnologici, possiamo creare delle cose, e portare la psicosintesi a una platea più ampia. Io sono molto orgogliosa di lavorare con la psicosintesi e lo sono sempre stata, in Svezia era ritenuta un po’ strana, alternativa, e negli anni ho incontrato colleghi che si definivano solo “psicoterapeuti”, ma io sono stata sempre molto fiera di essere una psicoterapeuta psicosintetista e, se vediamo dove siamo ora in Europa, credo che questo “mettersi assieme” sia davvero importante adesso.

Sì, questo è uno dei punti di cui volevo parlare con te. La psicosintesi delle nazioni, le parole di Assagioli, la giornata del 20 settembre in cui ci si collega fra psicosintetisti nel mondo, e la difficile situazione che stiamo vivendo in Europa, come la vedi? Qual è la visione di EPA?

Quando pratichiamo la psicosintesi, in qualunque modo lo facciamo, da terapeuti, counselor, coach o nelle vite personali, nei nostri processi, questo ci collega a qualcosa di più ampio, ci porta a vedere le cose da un’altra prospettiva. Possiamo parlare di visione bifocale, di polarità, di tutti gli strumenti che abbiamo, per esempio, per affrontare i conflitti.

Credo sia molto importante unirci e rinforzarci come associazione, in modo da aver qualcosa da offrire. Si sente fortemente il bisogno di collegarsi ad uno scopo più ampio. Qual è lo scopo di tutto quello che sta succedendo? E come possiamo metterci al servizio di qualcosa che vogliamo succeda? Per me EPA può essere d’ispirazione per la persone: se noi possiamo fare questo, tutto è possibile. Quando le persone si uniscono e hanno la stessa visione, si crea molta forza, e lo sviluppo può essere molto rapido.

Spesso parlo della natura, e di cosa possiamo imparare dalla natura, e c’è questa idea di auto-organizzazione, abbiamo così tanti esempi, api e uccelli, loro non hanno una gerarchia, non hanno un capo che dica loro cosa fare, ma sono collegati l’uno all’altro e vanno dove c’è bisogno, il loro sistema è molto adattabile, rapido al cambiamento, e a volte anche noi potremmo essere un sistema che si auto-organizza, in cui si cerca di capire cosa i soci vogliono o di cosa hanno bisogno, per poi farlo insieme.

Senza montarci la testa, spero che EPA possa essere uno strumento di pace in Europa, ce n’è davvero bisogno, anche osservando la situazione nei nostri paesi, con i gruppi di estrema destra che acquistano potere. Ma senza restare incastrati in questo, sento che le persone hanno bisogno di collegarsi: e se creiamo connessioni allora stiamo facendo la nostra parte, anche se non sappiamo cosa porterà il futuro.

Dobbiamo cercare di porci sempre nel punto più alto possibile e provare a comprendere la complessità, anche se a volte è davvero difficile.

È vero, e chissà cosa dobbiamo attraversare, non lo possiamo sapere, abbiamo già una guerra in Europa e non possiamo prevederne gli sviluppi, ma finché abbiamo internet EPA sarà lì!

Ce n’è molto bisogno, e c’è bisogno della psicosintesi, ad ogni livello. Parlavo con un collega qualche giorno fa, lui fa molta ricerca sui nuovi pensatori e le nuove visioni che si stanno sviluppando nel mondo, e tutti gli studiosi che stanno immaginando e creando il futuro parlano della necessità di fare sintesi. Anche coloro che non hanno mai sentito parlare della psicosintesi vedono la grande complessità in cui siamo immersi, e riconoscono che è necessario fare sintesi ad ogni livello, politico, economico, sociale, nelle aziende. EPA sta andando in quella direzione.

Il momento è stato perfetto. La pandemia in questo senso ha aperto delle possibilità. Ricordo anni fa a un direttivo, c’erano Massimo Rosselli e Kristina Brode, e ci siamo detti “dobbiamo incontrarci su Skype” ed è stato davvero difficile e frustrante, non si sentiva, non si vedeva, la linea saltava, nessuno era abituato a usare questi mezzi, la tecnologia che abbiamo adesso è incredibile, possiamo davvero collegarci, condividere ed essere in contatto.

Questo scambio è molto bello – vedo che la mia rete di contatti sta crescendo anche in altri paesi, ho rinfrescato il mio tedesco, anni fa ho anche cercato di studiare italiano ma poi ho dimenticato tutto, ma chissà magari avrò più amici in altri paesi, e forse riprenderò a studiare l’italiano, e già solo questo è “pace in azione”.

Quando hai amici ovunque come può esserci una guerra? E le meditazioni per la pace sono uno strumento importante per creare una connessione.

Non so quali saranno le sfide che incontreremo, la struttura è fatta, adesso stiamo lavorando per organizzare la Summer School (**).

Sì, hai voglia di parlarcene? Io ci sarò, come possiamo convincere qualche altro psicosintetista italiano a partecipare?

C’è questo piccolo paese nella campagna svedese, ci sono due hotel e li abbiamo prenotati entrambi, penso saremo circa un centinaio se le persone condividono la stanza. Avremo dei seminari al mattino che verranno portati avanti per i vari giorni, poi nei pomeriggi avremo laboratori brevi fra cui scegliere. Vogliamo anche degli spazi aperti, auto-organizzati, per potersi incontrare liberamente, c’è un lago, il posto è molto bello, ha già ospitato convegni di psicosintesi e sono molto ben organizzati. Stiamo programmando le diverse attività, anche per visitare i dintorni. E vorremmo offrire qualche laboratorio con la traduzione in italiano.

E naturalmente in Svezia a fine giugno le giornate sono lunghissime, non tramonta mai il sole.

Sì, ci sarà molta luce. E credo ci divertiremo molto. L’ultima Summer School è stata nel 2019, e la comunità ha voglia d’incontrarsi.

Siamo solo un po’ preoccupati per un’eventuale crisi economica, che costringa le persone a fare scelte e a rinunciare, ma stiamo pensando a una qualche soluzione. Vogliamo davvero che la Summer School ci sia, e sia in presenza, molti di noi finora si sono incontrati solo online.

Vogliamo anche uno spazio per potersi rilassare, conoscere qualcuno, farsi venire delle idee, non un programma fitto d’impegni.

Vorrei davvero personalmente ringraziarvi per il lavoro che state facendo, so cosa vuol dire mettersi al servizio di un visione, e so che il lavoro è tanto, ma credo sia davvero prezioso.

Abbiamo lavorato tanto per costruire EPA, ma siamo stati ispirati da una visione. Sono felice di avere seguito il mio istinto, e di avere detto sì senza avere un’idea del lavoro, della fatica né delle soddisfazioni. È un po’ come avere un bambino. Si cresce assieme al compito, ho imparato anche questo, abbiamo fatto cose difficili, ma ci siamo supportati, e l’abbiamo fatto un passo alla volta, e questo lo porto con me anche in altre aree…proviamo e vediamo cosa succede… Naturalmente dobbiamo essere sostenibili da tutti i punti di vista, è importante che possiamo sostenerci, e dobbiamo anche pensare al futuro, per esempio cercando di creare delle procedure che possano essere d’aiuto a chi subentrerà al nostro posto.

Grazie Eva, è stato bello parlarti.

È stato un piacere anche per me.

(**) la Summer School si terrà a Mullsjö in Svezia dal 28 Giugno al 2 Luglio 2023. Raffaella DiSavoia e Lucia Centolani – docenti IIPE – condurranno due laboratori.

Per contattare Eva Sanners o altri membri del direttivo EPA: info@psychosynthesis-europe.com