Il Counseling psicosintetico

La scelta del counseling può essere determinata da situazioni ben precise e contingenti oppure confuse e nebulose: in qualsiasi caso, un evento percepito come un ostacolo all’esserci, un essere nel mondo, un essere insieme agli altri uomini ed essere occupati attivamente e gioiosamente dai compiti particolari della vita. 

Compito del counselor psicosintetico è considerare il problema del cliente come facente parte del cammino della persona verso l’evoluzione. 

Le istanze che si presentano e generano confusione possono provenire anche “dall’alto”: Assagioli si rese conto che le persone reprimono anche gli impulsi elevati come l’intuizione, l’altruismo, l’ispirazione creativa, l’amore e la gioia.

Indipendentemente dalla motivazione, le persone scelgono il counseling perché vogliono diventare soddisfatte. 
Sembra che gli esseri umani posseggano un nascosto senso delle loro potenzialità che li richiama verso il benessere, un bisogno primario di assumersi la responsabilità della propria vita e di sperimentarla utilmente. 

Sono spinte potenti e motivanti, che possono allargare la situazione del counseling e aggiungere una motivazione positiva. 
Il counseling psicosintetico ritiene questi principi fondamentali e cerca di evocarne una consapevole coscienza.

(Diana Whitmore)

Non si tratta, allora, di procedere verso il ritorno alla condizione precedente la crisi: il cammino proposto dal counseling psicosintetico è riconoscere il momento di crescita per dare un senso evolutivo alle difficoltà dell’individuo.

Il counselor psicosintetico guarda il suo cliente attraverso occhiali bifocali: la visione che gli si presenta è quella di un cliente che ha delle difficoltà ma che, contemporaneamente, è un Sé che ha uno scopo nella vita e sta percorrendo un cammino di sviluppo.

Il cliente è ben più del suo problema.

Il counselor psicosintetista accompagna il cliente a scoprire o a ricontattare l’esperienza di quel centro immutabile da cui gli eventi possono essere osservati con reale lucidità.

Il counselor psicosintetista si propone come accompagnatore in un viaggio che già conosce, un viaggio sperimentato su di sé. Questo non significa che il counselor conosca i contenuti del viaggio: essi sono sempre diversi perché acquistano una diversa risonanza a seconda dell’esistenza (il cliente) nei quali si presentano.

Accompagnare significa avere fiducia nelle risorse del cliente e creare un’atmosfera di amore e accoglienza che permetterà l’instaurarsi di una relazione veramente umana.

I problemi non sono semplici eventi da eliminare, ma piuttosto indici di una nascosta spinta al benessere. Quando il counselor collabora con l’inevitabile, considerando il problema del cliente come un momento di crescita, ciò rivoluziona il contesto del counseling.

(D. Whitmore)

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