Ricostruire la vita di Assagioli non è stato facile. Fu sempre molto riservato per quello che riguardava il suo privato. Assagioli non ha scritto memorie, ma soltanto un profilo scarno in due cartelle dattiloscritte a disposizione dell’istituto di Firenze, e ha lasciato ai suoi allievi la consegna morale del riserbo. A questo stato di cose si è aggiunta la distruzione di materiale di grande interesse: due incendi, dovuti a quanto pare alle persecuzioni antisemitiche, uno nella casa di Roma dove visse prima del secondo conflitto mondiale, l’altro nella residenza estiva in Toscana, mandarono in cenere parte dell’archivio.
Roberto Assagioli nasce a Venezia il 27 febbraio 1888, da genitori ebrei. Nel 1890 perde il padre, e la madre conosce il medico Emanuele Assagioli, che sposa nel 1891.
L’ambiente familiare e le possibilità economiche contribuiscono a favorire la formazione culturale di Roberto. Fin da giovanissimo viaggia molto, frequenta ambienti diversi, ha l’opportunità di aprirsi a molteplici stimoli e sviluppare le proprie doti intellettuali.
Nel 1904 la famiglia si trasferisce a Firenze, dove Assagioli si iscrive alla Facoltà di Medicina, rivolgendo la sua attenzione alla psichiatria.
I primi anni fiorentini di Assagioli sono contrassegnati da vasti interessi culturali, e dall’amicizia con Giovanni Papini e Giovanni Prezzolini. Risale a questo periodo l’attenzione per la filosofia orientale, in particolare indiana, l’interesse per la teosofia, lo studio e l’approfondimento di discipline filosofiche, religiose e mistiche.
Contemporaneamente, Roberto viene a conoscenza delle teorie di Freud, che iniziano a diffondersi. Conosce Freud, con cui intrattiene rapporti epistolari, frequenta la clinica psichiatrica di Zurigo, il Burghölzli, dove conosce Jung, scrive la sua tesi di laurea sulla psicanalisi con la supervisione di Jung, e diventa il primo psicanalista in Italia. Freud conta su di lui per la diffusione della psicanalisi in Italia. Nel frattempo scrive, collabora a diverse riviste e, negli anni successivi, ne fonda una propria, Psiche. Già molto presto, nei suoi articoli appaiono quelli che saranno gli aspetti fondamentali della psicosintesi.
Pur nutrendo grande rispetto e ammirazione per Freud e le sue scoperte, Assagioli si rende conto che la psicanalisi è limitante, in quanto si occupa soltanto, o quasi, degli aspetti inferiori della psiche: ma “non c’è soltanto questo aspetto nella nostra psiche; nell’edificio psichico non ci sono soltanto i sottosuoli malsani da risanare, ma anche i vari piani, e infine gli attici luminosi con ampie terrazze, ove si ricevono i raggi vivificanti del sole, e la sera si possono contemplare le stelle”. Si distacca quindi dal movimento psicanalitico, e rivolge l’attenzione agli aspetti di salute, potenzialità, crescita, insiti nell’essere umano. In questo senso è stato un vero pioniere, un precursore, aprendo la strada a quelle che saranno le correnti di psicologia umanistiche e transpersonali.
Lo scoppio della prima guerra mondiale interrompe bruscamente il grande fervore di questi anni. Psiche chiude i battenti, e Roberto è richiamato sotto le armi, dove presta servizio come tenente medico. Di questo periodo si sa poco. Assagioli non ne parlava mai. Raccontava soltanto di non avere mai sparato, anzi, di non aver nemmeno mai portato con sé una rivoltella: se n’era fabbricata una di sapone, l’aveva dipinta di nero, e così dava l’impressione di essere armato pur non essendolo.
Al termine della guerra, Assagioli si sposa e si trasferisce a Roma, dove fonda il suo Istituto e dove inizia a esercitare l’attività di psicoterapeuta.
Uomo di vastissima cultura, in questi anni consolida il suo pensiero. É un periodo intenso di studio, lavoro, viaggi, incontri ed esperienze, in cui Assagioli è in rapporto con alcune delle persone più geniali e illuminate dell’epoca, da Jung a Einstein, Hesse, Tagore, Keyserling, Buber. In questi anni Assagioli giunge a definire la psicosintesi, profondendovi tutte le sue profonde intuizioni e le grandi aperture nei confronti delle scienze umane e delle discipline spirituali. Assagioli trasse molti spunti dal patrimonio dottrinale ed esoterico, ma filtrò ogni cosa attraverso la sua sensibilità occidentale, e da scienziato inquadrò il tutto in un sistema organico e coerente. Uno dei suoi grandi meriti è avere tradotto in una visione comprensibile e accessibile anche per noi occidentali termini e concetti derivati dalle grandi discipline spirituali ed esoteriche.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale dà avvio a un periodo particolarmente difficile per Assagioli: ebreo, è costretto ad abbandonare le sue attività, viene incarcerato con l’accusa di pacifismo, per un certo periodo deve nascondersi in campagna, il figlio ha seri problemi di salute. Ma da questi anni complessi Assagioli trae feconde intuizioni, rafforzando la sua convinzione della necessità di educazione permanente, crescita interiore, atteggiamento costruttivo e dinamico verso il prossimo e la vita.
Al termine della guerra, con la famiglia si trasferisce a Firenze, dove riprende le sue attività stabilendovi la sede dell’Istituto di Psicosintesi. A tutto ciò bisogna aggiungere i viaggi: nonostante la salute precaria, Assagioli viaggiò molto, e subito dopo la guerra riprese la consuetudine di muoversi spesso per incontrare studiosi, tenere conferenze, partecipare a convegni.
L’unico figlio muore nel 1951, e nonostante la dura prova Roberto continua a diffondere e sviluppare la psicosintesi, continuando a viaggiare e tenere corsi e lezioni. La psicosintesi ottiene riconoscimenti crescenti, nascono numerosi centri in Italia e all’estero, e attorno alla figura di Assagioli incominciano a formarsi quelli che saranno gli allievi e i continuatori della sua opera: Sergio Bartoli, Bruno Caldironi, Piero Ferrucci, Massimo Rosselli, Alberto Alberti, Giorgio Fresia, Andrea Bocconi e altri.
Gli ultimi anni della vita di Assagioli sono intensi, fecondi e ricchi di soddisfazione. Anche se la salute lascia a desiderare e la fragilità fisica aumenta, lui non rinuncia a nessuna delle sue attività: la psicosintesi si diffonde nel mondo e lui segue con amore e trepidazione il cammino della sua creatura. Nel 1966 viene fondato il centro di biopsicosintesi in Argentina. Nel 1967 viene creato il centro di Roma, poi Bologna, Perugia e vari altri. Si moltiplicano i centri all’estero: Grecia, India, California, Canada, Londra.
Rimane sereno e attivo fino all’ultimo. Da un’intervista con Sam Keen, fu questa la risposta di Assagioli alla domanda su come affrontasse l’idea della morte: “La morte mi appare soprattutto come una vacanza. Ci sono molte ipotesi sulla morte e l’idea della reincarnazione mi sembra molto sensata. Non ho alcuna conoscenza diretta della reincarnazione, ma la mia credenza mi mette in buona compagnia con milioni di orientali, con Buddha e con molte altre persone in occidente. La morte è la parte normale di un ciclo biologico. È il mio corpo che muore, e non tutto di me. Quindi non mi preoccupo troppo. Potrei morire stasera, ma accetterei volentieri qualche anno in più per fare il lavoro a cui sono interessato e che penso potrebbe essere utile ad altri. Io sono, come dicono i francesi, a disposizione. Anche lo humour aiuta, e il senso delle proporzioni. Sono un individuo su un piccolo pianeta, in un piccolo sistema solare, in una delle tante galassie”.
Roberto Assagioli muore serenamente a 86 anni, il 23 Agosto 1974, a Capolona, circondato dall’affetto dei suoi allievi.